Indagine Federalberghi, sommerso supera livelli di guardia

PORDENONE – Secondo un recente sondaggio promosso a livello nazionale dalla Federalberghi di Confcommercio il sommerso nel turismo ha superato i livelli di guardia, determinando gravi conseguenze per i consumatori, per la collettività e il mercato.

I numeri della shadow economy riferiti al mese scorso di aprile e presenti sul portale di Airbnb (sito online che mette in contatto persone in cerca di un alloggio o di una camera per brevi periodi, con persone che dispongono di uno spazio extra da affittare, generalmente privati) davano disponibili 214.483 alloggi italiani con un incremento del 25,6% rispetto al 2016.

Le strutture di natura analoga (appartamenti in affitto e bed and breakfast) censite dall’Istat sono 103.459. Secondo la federazione degli albergatori e turismo si può pertanto certificare ufficialmente l’esistenza di almeno 110 mila alloggi che sfuggono ad ogni controllo, con l’avvertenza che le strutture mancanti all’appello sono probabilmente il doppio, in quanto gli alloggi presenti sul noto portale erano 52 a dicembre 2008, anno in cui l’Istat censiva 84.189 strutture.

E se tra le città maggiormente interessate dal fenomeno troviamo Venezia, Milano, Firenze e Roma, per quanto riguarda, invece, le regioni la pole position spetta alla Toscana (34.595 alloggi), mentre il Friuli Venezia Giulia è al 17 posto con 1.426 alloggi.

Ad aprile scorso (settimana di Pasqua), nella provincia di Pordenone, risultavano disponibili su Airbnb 168 alloggi di cui 98 (58,33%) riferiti a interi appartamenti; 140 (83,33%) disponibili per più di sei mesi; 93 (55,35%) gestiti da host che mettono in vendita più di un alloggio. Per Federalberghi dall’analisi delle inserzioni presenti sul portale Airbnb emergono delle grandi falsità.

In particolare non si tratta di attività occasionali in quanto la maggior parte degli annunci si riferisce ad alloggi disponibili per oltre sei mesi all’anno; non sono forme integrative di reddito ma attività economiche a tutti gli effetti; non è condivisa l’esperienza con il titolare in quanto la maggior parte degli annunci si riferisce all’affitto di appartamenti in cui non abita nessuno.

Infine le nuove formule non vanno a compensare la mancanza di offerta che è concentrata nelle grandi città e nelle principali località turistiche. Ne consegue che vengono eluse le norme poste a tutela del cliente, dei lavoratori e del mercato.

Per la presidente provinciale Ascom del gruppo Albergatori, Giovanna Santin, “il fenomeno danneggia tanto le imprese turistiche tradizionali quanto coloro che gestiscono in modo corretto le nuove forme di accoglienza e che entrambe le categorie sono preoccupate della concorrenza sleale che inquina il mercato’.

“In questo senso – ha sottolineato la responsabile del Gruppo- ci stiamo attivando per tutelare e mettere assieme le strutture di bed and breakfast, anche attraverso l’offerta di servizi innovativi e qualificati”.




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