Coronavirus: Fedriga “il 4 maggio si deve riaprire”

FVG – Lo Stato, in questo periodo, non può chiederci di nuovo un contributo straordinario. Ai nostri cittadini cosa diciamo: ’Non vi garantiamo più la sanità, il trasporto pubblico locale e il funzionamento dei Comuni perché abbiamo versato un miliardo 200 milioni a Roma?

Siamo una Regione a Statuto speciale, certo, e comporta alcuni vantaggi, ma abbiamo sempre fatto a pieno la nostra parte. Anzi: riceviamo meno servizi rispetto a quanto versiamo in tasse. Ora però non siamo nelle condizioni di continuare a farlo».

Lo afferma Massimiliano Fedriga, governatore del Friuli Venezia Giulia, in una intervista a Libero. «Con la crisi del 2011, da Tremonti in poi – e i governi Monti, Renzi e Gentiloni hanno aggravato drammaticamente la situazione – alle Regioni a Statuo speciale è stato chiesto un versamento annuale extra per colmare parte del debito pubblico nazionale – spiega -. Roma lo ha fatto anche con quelle a Statuto ordinario, addirittura senza che fossero stati siglati patti.

La Consulta ha sentenziato che il meccanismo è lecito, ma deve avere carattere temporaneo. E adesso, per il biennio 2020-2021, non ci possono chiedere un versamento straordinario: oggi questo miliardo e 200 milioni non ci serve per fornire aiuti extra alle imprese o per dare qualcosa in più alle famiglie, ma per garantire i servizi essenziali.

Dicevo della sanità: noi ce la paghiamo da soli, come il trasporto e le attività dei municipi. Il funzionamento degli ospedali mi sembra importante, no?».

E aggiunge che al ministro Boccia e al sottosegretario Castelli «abbiamo fatto la nostra proposta. Hanno detto che verrà valutata, che sono disponibili a fare un ragionamento».

Fedriga ritiene che le aziende debbano riaprire prima del 4 maggio: «Sì, e non su base regionale, al limite con delle restrizioni per qualche area particolarmente critica. Le faccio solo un esempio: ogni giorno c’è un sacco di gente che per lavoro va e viene dal Veneto, come si fa a blindare una regione?

Se non riparte l’industria, parlo soprattutto dell’import-export, l’Italia muore. Penso a una delle nostre filiere principali, quella del mobile: qui lavoriamo moltissimo con la Russia, con gli Emirati Arabi, con gli Stati Uniti, l’Australia, l’Inghilterra. Dobbiamo evitare che la riapertura sia incerta, altrimenti le nostre fette di mercato se le prendono la Francia e la Spagna».




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