Mascherine chirurgiche, inaugurata produzione alla Chiros

FOSSALTA DI PORTOGRUARO – È stato inaugurato questa mattina alla Chiros di Fossalta di Portogruaro il nuovo macchinario (il primo in Italia di questo tipo) per la produzione automatizzata di mascherine chirurgiche di tipo 2 al servizio delle necessità nazionali. Un investimento cui si è giunti grazie al fattivo supporto di Confindustria Alto Adriatico – in particolare del Presidente, Michelangelo Agrusti – finalizzato a una produzione media mensile di circa 6 milioni di pezzi.

La cerimonia è stata preceduta da una conferenza stampa alla quale sono intervenuti l’amministratore delegato di Invitalia e Commissario Straordinario per l’emergenza Covid-19, Domenico Arcuri, lo stesso Agrusti, il titolare della Chiros (associata Confindustria AA), Ciro Astarita e Massimo Marchesini, Direttore generale dei sistemi industriali di IMA Group di Bologna, azienda produttrice del

Toccanti le parole di Arcuri dettosi riconoscente «per lo sforo che avete fatto e che oggi trova il giusto momento di celebrazione. Quando sono stato nominato, il 18 marzo – ha raccontato – l’Italia era il secondo paese al mondo per numero di contagi e decessi, oggi è il sedicesimo. Ciò è stato possibile non soltanto grazie al Governo e al Commissario, ma agli italiani. Di questo dobbiamo essere orgogliosi, dobbiamo evitare di dimenticarlo, la memoria è uno degli elementi più importanti che tengono insieme una comunità aiutandola a progredire. Siate davvero orgogliosi – ha aggiunto ancora Arcuri – non solo, come pure è, perché avete portato a termine un’operazione industriale straordinaria nell’equivalente del tempo che in Italia occorre a farsi dare l’autorizzazione a tinteggiare una facciata, non solo perché avete messo insieme una filiera di soggetti di qualità, non solo perché avete dato un contributo fornendoci i dispositivi alla vita o alla salute dei vostri concittadini, ma anche perché tutto questo è stato fatto in un momento drammatico di cui tutti dobbiamo preservarne la memoria e, se possibile, raccontarlo. Nel mondo di oggi – ha osservato ancora – c’è una relazione univoca tra il silenzio e il fare e tra le parole e il non far nulla; per una volta dobbiamo raccontare quello che abbiamo fatto e sovrastare questo oceano di parole al vento che ci circonda e che viene pronunciato da chi, appunto, non è abituato a fare».

Arcuri, che ha ripercorso le fasi più drammatiche della pandemia, ha aggiunto che «questa tragedia ci ha fatto risentire una comunità, erano decenni che non ci sentivamo tali e questo valore va preservato, monitorato, manutenuto e, se possibile, fatto crescere. Nei prossimi mesi è necessario restare quella comunità, che progetta e realizza il suo rilancio. Ringrazio il Presidente Michelangelo Agrusti che sin dal principio mi ha supportato e ascoltato e ringrazio anche l’ing. Vacchi al quale, nei momenti più drammatici e intensi di questa vicenda, ho chiesto aiuto».

Proprio Agrusti aveva aperto la conferenza stampa dicendo ad Arcuri di aver «risposto al suo appello, quello rivolto al sistema industriale per rendere autosufficiente il Paese in ordine ai presidi sanitari fondamentali, abbiamo accettato la sfida individuando un imprenditore disposto a rischiare del suo ed al quale Confindustria Alto Adriatico ha fornito tutta l’assistenza necessaria. IMA – ha proseguito Agrusti – si è dimostrata realtà straordinaria come già sapevamo. Abbiamo risposto a un appello patriottico: non dimentichiamoci che all’inizio eravamo del tutto sprovvisti di questi dispositivi, li importavamo, talvolta non sapevamo cosa fossero, i prezzi erano elevatissimi, da pura speculazione.

Arcuri, allora, disse che voleva le mascherine nelle farmacie a mezzo euro l’una, tutti insorsero dicendo che quel prezzo avrebbe messo le aziende nella impossibilità di poter agire in condizioni economiche, beh, non era così: l’insieme del sistema ha reagito positivamente, abbiamo una filiera quasi completa in pochissimi la testimonianza di come il nostro manifatturiero sia in grado di fare cose complesse e rispondere anche a straordinarie emergenze».

Agrusti ha concluso il suo intervento spiegando che «in un Paese di gente urlante è stato dimostrato che si può essere silenziosi e fare al tempo stesso le cose con grande successo, è l’esempio di ciò che andrà fatto nei prossimi anni: la politica di reshoring – ha concluso Agrusti – è fondamentale, siamo in grado di realizzare buona parte di ciò che in questi anni abbiamo demandato all’estero. Un’utile soluzione per aggredire la montagna del debito pubblico».

Per la Vicepresidente di Confindustria, Cristina Piovesana, quello odierno è l’esempio dell’Italia che funziona, purtroppo ce ne rendiamo conto quando c’è necessità, le competenze però non si costruiscono dall’oggi al domani, sono particolarmente orgogliosa di essere qui, oggi, approfitto di questa opportunità – ha aggiunto – per rivolgere un appello, ossia di voler bene alle imprese. Crediamo nelle istituzioni – ha concluso – ma abbiamo la necessità di uno Stato amico che valorizzi i nostri sforzi molto spesso silenziosi. Il sistema industriale è al fianco del Paese».

Astarita ha spiegato che produrre dispositivi medici per la sanità, obiettivo che l’azienda si era data a fine marzo, «non era facile perché in Italia non esisteva nulla, dal tessuto agli elastici, men che meno le macchine. Ci siamo imposti due obiettivi: da un lato tutelare l’azienda, certi che saremmo andati incontro a oggettive difficoltà e, dall’altro rendere autosufficienti le forniture di DPI per il nostro territorio.

Da quel momento – ha detto ancora il titolare della Chiros – abbiamo lavorato a testa bassa facendo sistema ed ottenendo la certificazione per il nostro dispositivo dall’Istituto Superiore di Sanità. Abbiamo poi avuto l’opportunità, o se volete la fortuna, di poter acquistare un macchinario prodotto in Italia capace di 400 pezzi al minuto»

Marchesini, infine, ha spiegato che il coinvolgimento dell’azienda è avvenuto in pieno lockdown quando «ci è stato chiesto di costruire una macchina per produrre mascherine a velocità elevata: a fine marzo abbiamo sfruttato al meglio le conoscenze di un’azienda del gruppo che produce macchine per il mondo delle salviette umidificanti, questo ci ha agevolati anche se tutto il resto andava progettato e testato. Siamo partiti con cinque prototipi cui hanno fatto seguito altri macchinari ed oggi, a tre mesi e mezzo di distanza, installiamo e partiamo con la produzione, fatto mai accaduto in precedenza. Questo testimonia che nei momenti di difficoltà – ha concluso Marchesini – l’Italia ritrova le sue grandissime competenze, credo che quando siamo in grado di lavorare insieme, e su questo Arcuri ci ha stimolati, non siamo secondi a nessuno».




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