Mercati finanziari, continua il recupero. Ripartenza in vista?

MERCATO AZIONARIO
La settimana appena trascorsa ha visto un andamento ancora positivo per gli indici azionari, sebbene non siano mancati i saliscendi nelle varie sedute. Tirando le somme, infatti, a fine settimana, non è mutato ancora nella sostanza il tono sostanzialmente positivo dei listini, che, specie quelli USA, continuano ad aggiornare il recupero in corso dai minimi di metà marzo.

Un recupero che, sulla falsariga di quando avvenuto nella scorsa settimana, rimane visto con una certa prudenza da parte del mercato. Da un lato, infatti vi è tutta la sequenza di dati macroeconomici in uscita per le varie economie e gli aggiornamenti che vengono dal piano sanitario e riguardanti la diffusione del Coronavirus a livello globale.

Dall’altra parte, il mondo finanziario, o meglio, della finanza globalizzata, interessata a capire quale sarà la parte di utili strutturalmente deteriorata in uno scenario di rallentamento e recessione.

Questi due punti di vista spesso vengono comparati e tendenzialmente, nel lungo periodo, tengono a puntare nella stessa direzione. Tuttavia, nel breve possono mostrarsi divergenti, come probabilmente sta accadendo in questa fase.

In settimana sono uscite le stime del FMI sull’economia globale: le previsioni vedono infatti una recessione generata dalla pandemia che non ha precedenti (seconda solo al 1929) e stacca di gran lunga quella legata alla crisi finanziaria globale del 2009.

E ancora più in dettaglio, balzano agli occhi i dati dell’Italia con un indebolimento strutturale economico molto forte. Il riflesso economico si traduce poi anche in un numero di disoccupati a livello record: negli USA ai 17 milioni di richieste di sussidi se ne sono aggiunti altre 5, con una stima ora che punta ad un tasso di disoccupazione di quasi il 20%. Per gli stessi USA, il 2021 non sarebbe di pieno recupero di quanto perso nel 2020, condizione che viene vista solo per i paesi emergenti.

Se i dati macro dicono questo, le borse, come detto in precedenza, cercano di vedere aspetti positivi, sorretti non solo dalla liquidità messa a disposizione a livello sistemico da parte delle banche centrali ma soprattutto dalla fiducia che viene riposta in esse.

Evidente come senza l’intervento della Fed ora gli indici si troverebbero su livelli decisamente inferiori. Nell’ultima seduta settimanale infine le borse hanno beneficiato dell’annuncio dell’efficacia di un antivirale di Gilead ma soprattutto del piano di ripartenza messo a punto dal presidente Trump.

MATERIE PRIME
In ambito commodities, è continuato il downtrend del petrolio, con il greggio che sulla scadenza ormai prossima del futures ha visto i prezzi scendere ben sotto i 20 Dollari al barile. Il taglio deciso dai produttori non è servito a riportare il sereno in un mercato dove il crollo della domanda appare ancora non compensato dalla diminuzione dell’offerta. L’oro, dopo aver toccato nuovi massimi di periodo sopra area 1.700, ha poi ripiegato sul finale di settimana.

MERCATO OBBLIGAZIONARIO
In ambito reddito fisso si sono avuti principalmente due aspetti da annotare. Il primo riguarda la correlazione tra azionario e segmenti più rischiosi del mondo obbligazionario: l’andamento infatti ha visto ancora un tono positivo per l’High Yield, sia per le emissioni in Euro che per quelle in Dollari, ma anche per i paesi emergenti.

L’intervento della Fed, che ha messo a disposizione un plafond di acquisti che andrà a coprire anche il debito societario con rating Junk, si rileva comunque fondamentale per evitare il crash di molti emittenti altrimenti impossibilitati a finanziarsi nel breve.

Una tendenza diversa invece è quella seguita dal debito governativo italiano: con i conti pubblici colpiti duri dalla pandemia e dalle stime molto negative dal FMI, i BTP sono stati scaricati dal mercato, intimorito anche dall’assenza di novità in seno all’Europa, dove continua ad essere sbarrata la strada alle proposte di mutualizzazione del debito.

Il BTP decennale ha sfiorato il 2% di rendimento sulle scadenze a 10 anni, per poi attestarsi all’1,80% in chiusura di settimana. Resta da monitorare tutto il segmento italiano, governativo e corporate, in vista del nuovo confronto sulle forme di sostegno ai paesi dell’Eurozona in difficoltà.
La BCE, correggendo un po’ il tiro rispetto a qualche settimana fa, si è detta pronta a tutto per superare questa fase di profonda incertezza, dove i PIL avranno significativi deterioramenti e l’inflazione sarà inevitabilmente in caduta nel breve termine.

Impossibile comunque arrivare ad un sostegno come quello visto Oltreoceano, dove la Fed è praticamente andata ‘all-in’ sugli asset finanziari. Tra i vari segmenti, quindi, modesti segni più per High Yield e Corporate, contemporaneamente a qualche segnale di recupero sul mercato del debito emergente.

CAMBI
Per quanto riguarda i cambi, il cross Euro Dollaro non ha varcato i limiti del range 1,08-1,10 entro cui sta oscillando da ormai parecchie settimane.

Poca direzionalità o una sorta di equilibrio dove comunque il Dollaro USA mantiene ancora un buona forza rispetto all’Euro. La valuta del Vecchio Continente ha visto invece valori su minimi di periodo rispetto al Franco svizzero, allo Yen e alla Sterlina.

Dott. Alessandro Pazzaglia Consulente Finanziario Autonomo

Mail : [email protected]

Sito : www.pazzagliapartners.it




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