Mercati finanziari, continua la fase positiva. L’euro si rivaluta

MERCATI AZIONARI
Continua la fase positiva dei mercati azionari internazionali, ancora sospinti da un sentiment positivo degli investitori che vedono ormai rosa ovunque in termini di prospettive economiche. In realtà, già nelle precedenti settimane, l’uscita di dati macro ancora da piena recessione e il proliferare delle proteste sociali ormai indirizzate verso il Presidente Trump, non hanno avuto un effetto diretto sul trend di Wall Street che, anzi, ha anche accelerato il movimento al rialzo in essere.

Segno che sono altre le dinamiche che guidano la risalita dell’azionario, con la diversità, rispetto alle settimane precedenti, che il movimento è diventato più corale, abbracciando non solo più settori merceologici (con quelli ‘value’ capaci di sovraperformare tutto l’ambito ‘growth’) ma anche includendo quei mercati, come l’Europa ed il Giappone che erano rimasti più indietro rispetto a S&P 500 e Nasdaq 100. Di fatto, comunque, la volata dell’equity è sempre guidata da ciò che succede oltreoceano, dove il sentiment positivo si basa sulla convinzione che la ripresa dai minimi sia già in corso e che la forma sia sostanzialmente a ‘’V’’.
Una convinzione che, da un lato, si è autoalimentata, portando anche chi era scettico o fuori dal mercato a rincorrere le quotazioni, avendo, tra l’altro, ampie disponibilità di quella liquidità, abbondante, messa a disposizione dei mercati dalle banche centrali.

Queste ultime, infatti, non solo colmano gli eventuali vuoti di liquidità ma sono garanti fiduciari della tenuta del sistema. Una volta avuta questa rassicurazione, ecco che gli investitori, con una attenzione forse superficiale ai prezzi e alle valutazioni, possono scovare ad esempio quei comparti dove siano rimaste sacche di valore o gap da recuperare. Il boost del dato di disoccupazione ben al di sotto delle attese (13,3% vs 19,7%) ha sorpreso molti e ha esaltato Trump, che da subito aveva puntato sulla capacità di recovery dell’economia USA. Da vedere, ovviamente, se si tornerà ai livelli pre-crisi, esito che Wall Street, come detto, dà come molto probabile.

Due gli elementi da aggiungere: da un lato la nuova discesa in campo della BCE e il possibile nuovo piano di supporto all’economia da parte degli USA (dopo quello varato dalla Germania), dall’altro l’ulteriore salita delle valutazioni. Questo non è inusuale nei periodi ‘post crisi’ e in una fase di recupero dei mercati, in quanto i prezzi (scesi in precedenza) anticipano un recupero economico anche degli utili, portando temporaneamente in alto i Price Earnings. Leggendo i mercati, in questo 2020 saremmo in presenza di una virtuale discesa degli utili (con tanto di ampia recessione) ma ‘sostituita’ da un recupero già in atto, con l’effetto sostanziale di una parentesi.

Il messaggio dei mercati è che gli utili non saranno così tanto deteriorati come si pensava e che, grazie al livello più basso dei tassi, i multipli di valutazione possono essere anche più generosi (ad esempio 22/23 volte gli utili per S&P 500 e 30 per il Nasdaq). Una sorta di reset, a cui ora, come detto partecipa di più anche l’Europa (+11% L’Eurostoxx) che batte gli indici americani (S&P +5%, Nasdaq solo +2,8%). Il contesto si conferma ancora di diminuzione della volatilità dell’azionario (Vix).

MATERIE PRIME
In ambito commodities, continua l’uptrend del petrolio (+11%) che, oltre ad aver smaltito completamente la situazione di contango record degli scorsi mesi, ha praticamente raggiunto i livelli di inizio marzo (39 Dollari), prima del grande crollo dovuto ai dissidi tra Arabia e Russia. Debole l’oro (-2,5%), sfavorito dalla fase di risk-off mentre in fase di netta ripresa le materie prime industriali.

MERCATO OBBLIGAZIONARIO
Movimenti significativi sul reddito fisso, qualcuno di conferma dei trend in atto e altri che invece hanno smosso una situazione di ridotta direzionalità. Tra gli eventi di maggior impatto sui mercati sicuramente l’esito della riunione della BCE sul tema del piano di acquisto di titoli in funzione anti-emergenza Covid.

Le decisioni sono significative, visto che il Pandemic Emergency Purchase Programme sarà sostanzialmente ampliato di 600 miliardi, per un totale complessivo quindi di 1.350 miliardi. Il board della BCE, espressosi all’unanimità, ha esteso anche l’orizzonte del programma, con il termine previsto che si slancia fino a giugno 2021. L’aumento della potenza di fuoco ha superato le stime di mercato e si è reso necessario per affrontare l’attuale grave contesto economico con un maggiore impatto.

Della dotazione iniziale (750 miliardi) una parte è stata già utilizzata (234 miliardi), motivo per cui la BCE ha ritenuto di rafforzarla in modo significativo. Il prolungamento in realtà è anche superiore in quanto fino alla fine del 2022 saranno reinvestiti cedole e titoli in scadenza. Oltre al superamento degli effetti della pandemia, la BCE mira a riportare anche i dati di inflazione sui percorsi pre-Covid, con valori che arrivano fino all’1,3% nel 2022. Christine Lagarde, nel presentare la strategia della BCE, ha ancora ribadito che il PEPP potrebbe comunque essere nuovamente rivisto (in senso ampliativo) nei prossimi mesi, con l’aggiornamento delle previsioni macroeconomiche di settembre.

Partita in netto ritardo rispetto a quanto delineato dalla Federal Reserve, la BCE ora si sta sostanzialmente sostituendo alla politica nel sostegno ai mercati e all’economia, facendo per alcuni versi venir meno l’importanza immediata di tematiche spinose come il Recovery Fund.
E’ chiaro infatti che quest’ultimo ha bisogno ancora di trattative non facile per essere portato a reale compimento, visto il persistere della contrarietà dimolti paesi del Nord Europa a soluzioni di mutualizzazione del debito. Le decisioni della BCE hanno portato denaro consistente sul debito periferico, in particolare Italia e Grecia.

Una risalita, quella del rendimento del Bund, accompagnata in parallelo da un altro asset ‘safe’ di mercato, ossia il Treasury americano. Complice il clima ‘meno negativo’ in ambito economico, il mercato obbligazionario comincia a prezzare qualche piccolo ritorno di positività, portando l’yield del Treasury a 10 anni allo 0,90%. In parallelo hanno continuato a restringersi gli spread di credito, avvantaggiando il recupero dei segmenti a più alta sensitività al ciclo economico, come corporate IG e, soprattutto, High Yield.

MERCATO VALUTARIO
Per quanto riguarda le valute, forte movimento di apprezzamento dell’Euro sul mercato forex, generato dagli interventi a supporto dati dalla BCE. L’uptrend di rivalutazione della moneta unica rispetto al Dollaro ha portato al raggiungimento di quota 1,13, sulla parte alta quindi dell’ampio range (1,07-1,15) presente da inizio anno. Tra le altre valute, da segnalare la forza dell’Euro anche verso Franco Svizzero e Yen, altre valute rifugio in situazioni di volatilità.

Dott. Alessandro Pazzaglia Consulente Finanziario Autonomo

Mail : [email protected]

Sito : www.pazzagliapartners.it




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