Mercati finanziari, crolla il petrolio, borse in consolidamento

MERCATI AZIONARI
La settimana appena conclusa ha visto un consolidamento per le borse internazionali, con i listini che hanno chiuso con saldi generalmente deboli. Gli indici USA dopo diverse settimane di aggiornamento dei massimi di periodi si sono fermati nel loro percorso di recupero dai minimi, se pur in rialzo sul finale.
I principali panieri USA hanno infatti visto il ritorno delle quotazioni su livelli di prezzo già testati nella settimana precedente (2.880 per S&P 500 e 8.690 per Nasdaq Composite), ma senza un breakout verso l’alto.

Primi segni di stanchezza per questo recupero-rimbalzo iniziato il 22 marzo dopo l’annuncio delle misure ‘monstre’ da parte del governo USA e della Federal Reserve a sostegno di economia e mercati. Da aggiungere che il trend di breve non ha assunto ancora verso negativo, a conferma dell’indecisione anche ancora è presente in buona parte degli operatori.

Da un lato, le ipotesi di un recupero rapido dall’emergenza derivante dalla diffusione del Coronavirus, con i prezzi gli asset che avrebbero già incorporato uno scenario particolarmente negativo.

Dall’altro lato, invece, chi rimane ancora negativo sugli indici, ritenendo che le dinamiche economiche in corso non avranno un recupero veloce e che la risalita dei mercati sia attribuibile sostanzialmente alle iniezioni di liquidità da parte delle autorità monetarie. Il saldo settimanale è stato quindi debole: l’S&P 500 ritraccia di circa l’1% (Nasdaq -0,5%) mentre in Europa le variazioni hanno una maggiore dispersione.

I listini più difensivi: L’Health Care, sia a livello europeo che globale, rimane il comparto con le migliori performance ad un mese, con le aziende del settore impegnate sul campo della diagnostica e delle formulazioni di farmaci per combattere o contrastare l’infezione globale, al momento con alti e bassi e con più speranze che certezze. Una parte della debolezza settimanale è infatti collegata ai test poco proficui condotti da Gilead e invece molto attesi dai mercati.

Un altro elemento che ha appesantito gli indici riguarda il crollo del prezzo del petrolio (sceso addirittura in negativo sulla scadenza ‘rollata’ di maggio), anche se avvenuto più per motivazioni tecniche che per un cambiamento del quadro economico.
Tra gli altri mercati: segni negativi anche per il Giappone mentre gli emergenti hanno visto l’Asia seguire gli indici sviluppati mentre Russia e Brasile hanno chiuso in positivo.

MERCATO DELLE MERCI
In ambito commodities, da evidenziare naturalmente lo storico valore negativo assunto dal petrolio WTI sulla scadenza di maggio. Eccesso di offerta, domanda ancora molto debole e impossibilità di stoccaggio hanno determinato un incontrollato ribasso determinato da motivazioni più tecniche che sostanziali. Nel corso delle sedute poi, il front-future si è attestato a quota 17 Dollari al barile. Tra le altre commodity brilla ancora l’oro, sopra i 1.700 Dollari l’oncia.

MERCATO OBBLIGAZIONARIO
In ambito reddito fisso, andamento divergente tra aree geografiche appartenenti ai governativi. Tutta la zona Euro infatti ha visto un aumento dei rendimenti, meno forti per la parte ‘core’, più significativi per l’area periferica. I BTP decennali hanno visto infatti un rialzo dei rendimenti fino ad area 2,25%, per poi ripiegare sotto il 2%, in concomitanza con le risultanze del Consiglio Europeo tenutosi nella giornata di giovedì.

Le decisioni non hanno portato a decisioni rivoluzionarie rispetto a quanto visto nel precedente Eurogruppo, dove il clima tra i Ministri delle Finanze dei singoli paesi era stato sicuramente di minore collaborazione. Il vertice comunque ha approvato alcune misure: è stato deciso di rendere operativo il tris di misure previste (MES + finanziamenti BEI + SURE, 500 mld in totale) per la crisi legata al Covid-19: la data di partenza sarà il 1° giugno.

Non si è invece raggiunto un accordo preciso sul Recovery Fund, che dovrebbe mobilitare 1.500 miliardi di Euro: mancano infatti le modalità di finanziamento del fondo da parte dei singoli paesi. Il contrasto tra i paesi del Nord Europa e quelli del Sud Europa è palese: questi ultimi prevedono finanziamenti a fondo perduto, i primi invece li escludono a priori. E’ stato dato mandato alla Commissione Europa di elaborare entro il 6 maggio l’architettura operativa del fondo.

Chi invece continua ad essere operativa è la BCE che, oltre a continuare i preziosi acquisti di debito sovrano, ha comunicato che accetterà, come garanzia, anche titoli che, dal 7 aprile in poi, siano passati dal rating Investment Grade BBB a quello High Yield BB. Una misura che potrebbe aiutare l’Italia nei prossimi mesi.
I governativi al di fuori della zona Euro invece hanno visto una leggera limatura dei rendimenti, andamento che ha consentito di rafforzare le performance positiva dei rispettivi indici da inizio anno.

Il decennale americano rimane quindi su livelli sacrificati. Tra gli altri segmenti obbligazionari da segnalare la debolezza della componente emergente, in particolare dell’area Latin America.
Per quanto riguarda invece il corporate, la discesa del prezzo del petrolio ha particolarmente depresso il comparto High Yield USA mentre gli altri segmenti sono rimasti sostanzialmente piatti.

MERCATO DEI CAMBI
Per quanto riguarda il forex, degni di nota il nuovo rafforzamento del Dollaro USA nei confronti dell’Euro, indebolito quest’ultimo ancora dalle difficoltà di trovare un accordo comune per rilanciare l’economia dell’Eurozona. L’Euro continua comunque ad essere debole anche verso altre valuta ‘safe’ come lo Yen. Molto debole il Real brasiliano ed il Pesos messicano.

Dott. Alessandro Pazzaglia Consulente Finanziario Autonomo

Mail : [email protected]

Sito : www.pazzagliapartners.it




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