Mercati finanziari, panico tra crollo Borsa italiana e petrolio

Altra settimana turbolenta sui mercati azionari internazionali: i saldi sono misti (USA in ‘verde’, Europa invece nettamente in ribasso) ma il percorso delle varie sedute ha visto una notevole volatilità. Il sentiment, infatti, è ondeggiato tra speranze di recupero, rapidi capovolgimenti di fronte e nuove improvvise debolezze.

Il risultato finale vede quindi un azionario globale in risalita di circa mezzo punto percentuale, frutto del rialzo settimanale di Wall Street (+0,7%) ma anche della significativa debolezza dell’Europa e del Giappone.

Disallineati invece una parte dei paesi emergenti: se Russia e Brasile sono mercati significativamente esposti al ciclo economico (e alla domanda di petrolio), gli indici cinesi sono riusciti meglio a parare il colpo, grazie anche agli interventi a supporto della liquidità da parte della banca centrale. Tutte le dinamiche ruotano attorno alla diffusione del Coronavirus, per il quale ormai si parla di contagio globale.

L’emergenza medica va di pari passo con le implicazioni, sempre più preoccupanti, sugli effetti della pandemia sulla crescita economica globale: cambiano le abitudini delle persone comuni ma soprattutto gli apparati produttivi cominciano ad evidenziare fasi di stallo che, se protratte, possono portare a vere e proprie involuzioni economiche e rottura della chain-value in alcuni casi.

Il tutto, in un contesto precedente che si trovava già in un bivio economico, con dati macroeconomici in chiaroscuro e gli operatori in attesa di conferme per i successivi trimestri del 2020. La settimana appena conclusa ha fatto capire che il contagio ‘sanitario’ ha ormai fatto il salto verso la finanza: tuttavia, il mercato ancora non riesce a prezzare i rischi nel medio periodo e, nel dubbio, ha mostrato di preferire ancora una posizione prudente.

Oppure, come si è visto, di non cogliere le opportunità di rimbalzo di breve che si sono presentate: prima fra tutte l’azione della Fed che, a mercati aperti e con un timing inaspettato, ha tagliato i tassi di interesse di 50 basis point.

MATERIE PRIME
Nell’ambito delle materie prime, basket generale positivo per effetto del contributo dei metalli preziosi. In gran spolvero, infatti, oro argento e platino, con il primo che con il suo +5% va a toccare nuovi massimi di periodo appena sotto i 1.700 Dollari l’oncia. Estremamente debole il WTI Crude oil: il prezzo è crollato sul finale (-9% a 41,6 Dollari al barile) di settimana dopo che la Russia si è opposta ad un taglio della produzione.

MERCATI OBBLIGAZIONARI
La settimana ha premiato tutto l’ambito dei titoli governativi, visti che uno dei pochi porti sicuri dove rifugiarsi in periodi di tensione. L’apprezzamento è generalizzato e ha caratterizzato tanto quelli della zona Euro, tanto il panorama internazionale, con pochissime eccezioni.

In Europa, gli acquisti sui bond governativi hanno nuovamente compresso rendimenti già schiacciati al ribasso dalle diverse fasi di ‘fly-to-quality’ sul titolo decennale tedesco e francese che hanno caratterizzato questo inizio di 2020.

Chi però ha approfondito, e di molto, i minimi di rendimento del 2019, è il Treasury americano, il titolo più ambito del debito governativo e anche quello che aveva la redditività più alta nel panorama dei paesi sviluppati. Il crollo dell’yield del decennale americano è praticamente verticale: nel giro di due settimane si è dimezzato, passando dall’1,50% allo 0,70% di fine settimana.

Si tratta di minimi assoluti, mai visti prima sull’obbligazionario governativo americano, in una sorta di fuggi fuggi generalizzato che va a ricercare un porto sicuro dove attendere gli eventi legati al Coronavirus.

Uno scenario che sconta un deciso e repentino peggioramento delle condizioni economiche, verso le quali la Federal Reserve ha tentato di reagire con un intervento a mercati aperti che ha ridotto il costo del denaro di 50 basis point. Un intervento inatteso almeno nei tempi, ma non nella sostanza, vista l’emergenza della situazione in corso.

MERCATO VALUTARIO
Per quanto riguarda i cross valutari, i movimenti hanno generalmente danneggiato le valute emergenti: forti, infatti, gli indebolimenti di Real brasiliano, Pesos messicano e Zar sudafricano.

L’Euro ha mostrato estrema forza rispetto al Dollaro USA: al netto cambiamento della politica monetaria americana è seguito il movimento del cross da 1,10 fino a quota 1,133, con uno swing rialzista che non si vedeva da tempo, almeno in queste dimensioni e rapidità.

Dott. Alessandro Pazzaglia Consulente Finanziario Autonomo

Mail : [email protected]

Sito : www.pazzagliapartners.it




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