Vini, il “terroir” va oltre i confini amministrativi

Il territorio nel bicchiere, anzi il terroir nel bicchiere potremmo definire la master class che si è tenuta a Vinitaly lo scorso 9 aprile dal titolo “Terroir Brda”.

I tredici calici delle ultime migliori annate di Ribolla Gialla o Rebula in degustazione hanno offerto uno spaccato di quella che è la produzione enologica di una zona viticola ben definita.

Territorio dall’antica tradizione vitivinicola, specialmente legata alla coltura del vitigno Ribolla, la Brda riassume in sé il concetto di terroir: spazio in cui cultura, tradizioni, fattori pedoclimatici caratterizzano una coltura e ne determinano la produzione di un prodotto altrove irripetibile.

Il terroir molto spesso non coincide con i confini amministrativi, la zona della Ribolla Gialla, infatti, si colloca fra Italia e Slovenia con viticoltori che possiedono vigneti al di qua e al di là del confine di stato. Il suolo è prevalentemente costituito dalla cosiddetta ponka, flysch di sabbie e minerali stratificatisi nel corso dei millenni, sotto l’azione del movimento delle placche terrestri e del mare.

Su questi terreni, agiscono particolari fenomeni atmosferici pressoché unici quali i venti di bora da nord est, la protezione dai venti freddi da nord dell’arco alpino, ma anche la forza mitigatrice del mare da sud. Qui la Rebula affonda da secoli le proprie radici, andando a pescare nutrimento in profondità.

Da alcune fonti documentali, infatti, questo vitigno pare già presente in questo territorio nel XIII secolo.

Ai partecipanti della master class sono state presentate 13 differenti espressioni di Ribolla, dalle vinificazioni in acciaio a quelle in legno sia piccolo che grande, sino alle Ribolle macerate, più note oggi come Orange Wine.

Non bisogna dimenticare, tuttavia, che la Ribolla, per sua vocazione, è vitigno poliedrico, dalle freschissime versioni spumantizzate, alle più territoriali versioni ferme, alle sorprendenti versioni dolci ed infine alle particolarissime versioni macerate.

Quest’anno, il secondo in cui il progetto Brda ha partecipato al Vinitaly, la master class è stata condotta da autorevoli personalità: Luca Gardini, già miglior sommelier del mondo 2010, Gašper Čarman, miglior sommelier sloveno 2013 e 2015, il dott. Denis Rusjan, professore dell’Università di Lubiana che ha curato l’esposizione sul terroir ed il vitigno Rebula ed infine il Aleks Simčič, produttore di vino, che ha sviluppato l’approfondimento sulle differenti peculiarità delle singola annate produttive.

I protagonisti della degustazione sono stati Marjan Simčič, Edi Simčič, Ferdinand, Klet Brda, Ščurek, Dolfo, Erzetič, Zanut e Medot di Brda nonché Gravner, Kristjan Keber, Radikon e Jermann del Collio, riuniti sotto il progetto Brda – Home of Rebula.

Nelle annate più giovani, come la 2017 e 2018, il cui stile produttivo ha visto l’impiego esclusivo dell’acciaio in vinificazione, le Ribolle si sono espresse sulle note di fiori bianchi e frutta fresca quale susina, mela gialla, e melone. Sempre presente una discreta fragranza e la nota minerale di sottofondo, tipica del vitigno.

Le versioni più mature, visto anche l’utilizzo dei legni in lavorazione e la permanenza sulle fecce fini, hanno accentuato le note di frutta matura e speziatura, spostando le note fruttate su un grado di maturazione maggiore.

Infine, le versioni più “aged” che ci hanno condotto dall’annata 2015 alla 2010 hanno offerto un corredo aromatico davvero ampio, toccando la frutta secca, i fiori secchi, qualche nota burrosa e piccantezza da zenzero, rabarbaro e cannella.

L’evoluzione di questi vini, soprattutto nelle versioni macerate, rende la Ribolla un vino importate che richiede un abbinamento con piatti strutturati anche se, richiamando il concetto iniziale di terroir, forse varrebbe davvero la pena degustarla anche solo come vino da meditazione.

Antonio Lodedo




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