Continua la Corsa ai Vaccini

MERCATO AZIONARIO

Settimana di consolidamento quella che si è vissuta sulle borse internazionali, dopo i rialzi record delle ultime ottave. Una sequenza di avvenimenti positivi che ha spaziato dalle elezioni USA alle notizie sui vaccini in funzione anti Covid ma che unidirezionalmente hanno permesso alle borse di registrare o nuovi massimi di periodo (è il caso di Giappone, Europa ed Emergenti) o di aggiornare addirittura quelli storici (come per i principali indici americani).

Se da un lato l’elezione di Biden appare abbastanza incorporata nelle valutazioni degli investitori (nonostante l’attivismo di Trump in tema di brogli sia ancora rumoroso), sul fronte vaccini hanno continuato ad arrivare novità, anche rilevanti, con le case farmaceutiche impegnate nella ricerca che, in sequenza, stanno arrivando alle fasi finali della sperimentazione. Moderna ha comunicato un soluzione vaccinale efficace al 94,5%, mentre Pfizer-Biontech hanno ‘aggiustato’ il 90% comunicato la settimana precedente, con un valore finale che si attesta al 95%. Nel frattempo, arrivano alla fase conclusiva anche i prodotti di Astrazeneca e quelli cinesi, in una sorta di arrivo al traguardo di una competizione mondiale.

Le reazioni del mercato si fanno però ovviamente meno forti: se da un lato è incerta quella che sarà la soluzione più efficace, dall’altro è probabile che misure anti Covid possono contare ora su un fattore di sostegno in più. Il che è assolutamente importante per una parte dell’economia globale che più ha patito nel corso del 2020. Ecco quindi che nel computo settimanale delle borse emerga ancora la tonicità delle piccole e medie capitalizzazioni americane (preferite agli indici generali), quella di listini a contenuto molto ciclico in Europa (Dax, FTSE Mib) e anche per una parte dei paesi emergenti.

Il saldo generale della settimana è comunque positivo per l’azionario globale (MSCI World +0,5%), a conferma del buon momento che attraversano i listini. Se fino a settembre, il traino è arrivato dai comparti legati alla tecnologia e meno sensibili alle tematiche di distanziamento sociale, ora sono banche, energetici, auto a fare la parte del leone, in una logica reflattiva che va a premiare i comparti più ciclici. Quanto durerà è difficile dirlo, ma negli ultimi anni in diverse circostanze si è assistito a rotazioni settoriali anche marcate, in cui i capitali si spostano per interpretare le nuove prospettive. Si tratta di eventi di breve/medio periodo che poi vengono ricondotte a trend più generali e che abbracciano le tendenze macroeconomiche ed il contesto legato all’operatività di banche centrali e governi.

L’asset class azionaria da un lato gode di indubbie preferenze da parte degli investitori (anche per l’assenza di molte altre alternative di investimento) e di un supporto incondizionato delle banche centrali, dall’altro incorpora già una recovery piuttosto importante dell’economia globale. Si può quindi pensare ad un trend prospettico caratterizzato da una tendenza, nata dai minimi di marzo, impostata positivamente come indirizzo generale, ma dove eventuali eccessi possono prestare il fianco a correzioni più o meno marcate.

MATERIE PRIME

In ambito materie prime, poco mosso il basket generale (+0,5%) ma con alcune evidenze rilevanti in ambito intermarket. Le ipotesi reflazionistiche infatti danno sprint ai metalli industriali ma anche a quelle agricole, con gli exploit di caffè e cacao. Tra i metalli preziosi sale il platino grazie agli utilizzi industriali mentre l’oro (-1% a 1.870 Dollari l’oncia) patisce la diminuzione di percezione del rischio. Ancora in salita il petrolio (+5%, a 42 Dollari) sui massimi degli ultimi 6 mesi.

MERCATO OBBLIGAZIONARIO

Se in ambito equity una view più positiva circa l’evoluzione economica è stata ancora nelle corde di una parte di indici e settori, l’asset class obbligazionaria è rimasta certamente più prudente, tanto da osservare segni più generalizzati su tutte le tipologie di debito, anche quelle più safe.

I governativi, infatti, dopo la risalita dei rendimenti e l’avvicinarsi del decennale americano alla soglia dell’1%, hanno registrato guadagni settimanali sia per l’area Dollaro, sia per quella Euro. Il Treasury USA ha infatti progressivamente ripiegato fino in area 0,80%-0,85%, non seguendo i progressi azionari più legati al ciclo economico e medesimo percorso è stato seguito dal Bund tedesco, sprofondato di nuovo verso quota -0,55%/-0,60%. Questo andamento è legato al fatto che nel contesto obbligazionario radicali cambiamenti siano più difficili da realizzarsi sui mercati, ricomprendendo la gigantesca attività degli attori più grandi al mondo, ossia le banche centrali.

Il capo della FED, Jerome Powell, ha chiarito come da un lato non sia affatto il momento di chiudere i programmi di emergenza e che il recupero economico (ancora lungo) ha bisogno di ulteriori e costanti stimoli. Il 31 dicembre, quindi, i programmi del credito dovranno essere prorogati, confrontandosi con l’attuale fase di stallo nel passaggio di consegne tra l’amministrazione repubblicana e quella democratica. I vaccini possono aiutare certamente la ripresa, ma le conseguenze delle interruzione dell’attività economiche si protrarranno ancora per un po’ di tempo, tenuto conto che la stagione dei contagi non è ancora terminata. Di più: Powell interpreta il 2020 come un reset economico, dove alcuni settori non potranno mai recuperare la situazione pre-pandemica. Fare debito, quindi, non è un problema, o meglio, lo è secondariamente, elemento che di fatto porta a frenare la risalita dei rendimenti, visto che tutti le aree economiche regionali appronteranno politiche similari.

Anche in Europa si discute delle stesse tematiche, se pur in maniera piuttosto confusa e contraddittoria. Christine Lagarde è dovuta intervenire nel dibattito sulle (fantasiose) ipotesi di cancellazione del debito, precisando che da un lato non è possibile procedere in tal senso (lo vietano i trattati), dall’altro che la BCE potrà comunque generare tutta la liquidità necessaria, di fatto, non andando mai in bancarotta. Se, quindi, l’economia può spingere verso un rialzo dei rendimenti, dall’altro una interpretazione del ruolo della moneta appare in corso a livello globale.

Le altre asset class obbligazionarie a rischiosità maggiore come High Yield e Debito Emergente, hanno chiuso ancora con guadagni, rafforzando il tono positivo delle ultime settimane e allineandosi al tono ‘’Risk-on’’ iniziato dal post elezioni USA. La riduzione dei tassi negli USA, invece, ha portato beneficio anche al comparto più safe dell’Investment Grade.

MERCATO VALUTARIO

Per quanto riguarda il mercato forex, l’Euro ha perso posizioni in maniera generalizzata, sia verso le valute sviluppate sia verso quelle emergenti. Il cambio EUR-USD ha visto un andamento laterale con un close in area 1,185. In recupero invece, dopo gli indebolimenti della settimana precedente, Sterlina inglese e Yen giapponese. E’ continuata l’ascesa del Bitcoin (+14% a quota 18.500) che vede ormai i massimi storici.

Dott. Alessandro Pazzaglia Consulente Finanziario Indipendente – [email protected]




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