Coppia uccisa Pordenone: convalida arresto, Ruotolo tace

PORDENONE – “Il mio assistito si è avvalso della facoltà di non rispondere perché non avrebbe avuto senso, in questa fase, riferire nuovamente rispetto agli addebiti constati”.

Lo ha dichiarato l’avvocato Roberto Rigoni Stern, difensore di Giosuè Ruotolo, il militare campano di 26 anni accusato dell’omicidio dei fidanzati di Pordenone.

Il legale, assieme al collega Giuseppe Esposito, era reduce dall’udienza di convalida dell’arresto che si è svolta ieri, 10 marzo, in carcere a Belluno.

“Nei prossimi giorni acquisiremo atti e documenti che sono oggetto di una corposa indagine durata quasi un anno – ha aggiunto l’avvocato – e inizieremo ad analizzarne i contenuti al fine di predisporre al meglio una strategia difensiva in vista della prossima udienza dinanzi al Tribunale del Riesame di Trieste. E’ inutile sottolineare come la complessità del caso ci porterà a concentrarci soltanto ora sul lavoro svolto in ben dodici mesi di attività dagli inquirenti che hanno avuto tempo e mezzi a disposizione maggiori dei nostri e che li hanno portati ad indagare Giosuè Ruotolo andando per ‘esclusione'”.

Quanto all’ordinanza, “la riteniamo contraddittoria rispetto ad alcune circostanze che la rendono quanto meno discutibile e facilmente confutabile – ha spiegato – In primis, rispetto a un movente inverosimile, costruito acquisendo tardivamente, a distanza di quasi un anno dall’omicidio, nuove dichiarazioni da parte dei coinquilini che si sono ricordati che vi sarebbe stata una contrapposizione fisica in merito al tenore dei dialoghi oggetto di un finto profilo Facebook di cui nessuno sapeva nulla e di cui non c’è alcuna altra traccia agli atti dell’indagine.

Su questo evento si concentra un movente labile, che non può oggettivamente reggere dinanzi al giudizio di una Corte di Assise”.

Molte le circostanze da precisare, per i legali, dal finto profilo Facebook: “molto enfatizzati – ha detto Rigoni – poiché generatori del presunto movente, emergono molte circostanze da precisare: nove messaggi in otto giorni, inviati ben nove mesi prima dell’omicidio, sono stati interpretati quali veri e propri atti persecutori quando tutti sappiamo che normalmente, nelle conversazioni in rete, quel numero di accessi si raggiunge in pochi secondi. La nostra convinzione è che queste accuse, che si basano unicamente su un movente oggettivamente non credibile, cadranno presto”.

Quanto allo stato d’animo di Ruotolo dopo tre giorni di carcere, Rigoni Stern ha riferito di averlo trovato “molto avvilito ma combattivo, in cella ha letto tanti passaggi dell’ordinanza che sembrano costruiti per chiudere il cerchio sulla sua persona”.

Già pronto il ricorso al Tribunale del Riesame di Trieste: considerati i tempi tecnici e le notifiche, è probabile che venga discusso nei primi giorni di aprile.




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