I gatti randagi a Pordenone danno filo da torcere al comune

Gli appassionati di film di animazione ricorderanno gli “Aristogatti”, il noto film di animazione Disney che narra le avventure (amorose e non) di gatti randagi e di appartamento nella Parigi dell’inizio del XX secolo. La storia d’amore tra Romeo, il gatto randagio “er mejo der Colosseo” e Duchessa, la raffinata gattina di Madame Adelaide, può sembrare una fiaba per bambini, eppure anche il pordenonese potrebbe essere lo scenario di tante storie di incontri e scontri tra le popolazioni di gatti randagi presenti sul territorio.

Ogni anno la nostra regione accoglie i “più bei gatti del mondo”, che si incontrano a Longarone in occasione della famosissima fiera che vede esemplari rinomati della razza felina competere per gli ambitissimi premi “Best of Best” e il “Trofeo Dolomiti”.

Allo stesso tempo, centinaia di colonie feline (se ne contano 112), vivono nel pordenonese, sollevando spesso questioni tra il comune, i cittadini e le associazioni animaliste riguardo la gestione dei gatti senza padroni. Sembra incredibile ritrovare principi di separazione sociale tipiche delle società umane replicate sulle popolazioni feline, eppure anche i gatti devono confrontarsi con le convenzioni di “razza” e “residenza” quando vivono in relazione con la società.

Un gatto che non ha la fortuna di essere adottato da una famiglia per legge diventa “proprietà” del comune in cui risiede con la colonia felina di appartenenza. Fino a pochi anni fa, la questione veniva “risolta” uccidendo i gatti randagi, ma grazie alla pressione delle associazioni animaliste, questa pratica è stata sostituita da un approccio meno violento che vede la collaborazione delle associazioni, dei professionisti e della società civile. Spesso i rifugi comunali per animali randagi sono sovrappopolati e il comune non riesce a far fronte all’incremento esponenziale di nascite e alla presenza dilagante nelle strade della città.

La strategia TNR (Trap-Neuter-Return), che implica la liberazione del gatto dopo la sterilizzazione, è stata lanciata una decina di anni fa dalla Humane Rescue Alliance, un’organizzazione americana che si occupa della protezione degli animali e della gestione dei gatti randagi in città, ed è applicata in modo simile anche da noi. In Italia la gestione dei gatti randagi è regolata da leggi specifiche che prevedono la liberazione dopo la sterilizzazione e l’uccisione solo in caso in cui i gatti siano affetti da gravi patologie.

Tuttavia, la riduzione della popolazione felina rimane lenta e spesso i comuni si trovano confrontati con una popolazione di gatti randagi eccessiva, il che può essere fonte di problemi di salute pubblica. I gatti randagi sono portatori di rabbia, una malattia che, anche se raramente trasmettono agli esseri umani, è pericolosa per gli altri animali che vivono in città; le loro feci possono trasmettere la toxoplasmosi, una patologia molto pericolosa per bambini e donne incinte. I repellenti per gatti sono usati per allontanare gatti da prati e aiuole e permettono di evitare che alcune zone vengano contaminate, ed è un metodo che possono usare i comuni cittadini.

La soluzione migliore rimane comunque la collaborazione tra i comuni, veterinari, “gattari” e associazioni per contenere le nascite dei gatti randagi, aumentare la dotazione di microchip e fornire maggiori prestazioni mediche.




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