L’OPINIONE – Il sindaco non si ricandida “A nemico che fugge ponti d’oro”

“A nemico che fugge ponti d’oro”. La frase latina, che alcuni storici attribuiscono a Scipione l’Africano, riassume molto efficacemente la tragicommedia andata in scena alle 19.27 di ieri, 9 settembre, quando, nella sala giunta del municipio cittadino, il sindaco Claudio Pedrotti ha annunciato “Ho deciso. Non mi ricandido”.

E’ finito così, amaramente per lui, un tormentone che dura da circa un anno, con il primo cittadino proteso a sfogliare la margherita, dilazionando sempre più il momento della decisione.

L’annuncio arriverà a Natale? Arriverà a Pasqua? A Ferragosto? Ormai, sembrava non dovesse arrivare più.

In pochi giorni, però, c’è stata un’improvvisa accelerazione e sono sopraggiunte numerose difficoltà.

Per una sorta di nemesi storica, il “colpo di grazia” gliel’ha dato il suo principale sponsor di quasi 5 anni fa, il vicepresidente della Giunta regionale, Sergio Bolzonello, da tempo non più in sintonia con il primo cittadino, che, nei giorni scorsi, ha dichiarato in modo lapidario “prima vediamo il programma di Pedrotti e poi decideremo”.

Di fatto, una “pietra tombale” su Pedrotti e la sua ricandidatura. Il sindaco, ieri, ha detto “la mia scelta è stata determinata da motivi esclusivamente personali. Il livello di sacrificio richiesto al sindaco è tale per cui altri cinque anni mi costerebbero tanto e non penso di poterli affrontare, lavorando anche 24 ore al giorno”.

Noi prendiamo atto di questa dichiarazione, enunciata con la consueta onestà e con una trasparenza che non ha mai fatto difetto all’attuale primo cittadino.

Però, non possiamo non porci qualche domanda. Le dichiarazioni delle forze politiche di maggioranza, Pd, Il Fiume e Vivo Pordenone, ieri, sono andate in un’unica direzione “questa amministrazione ha fatto tanto per la città, ha governato bene in un periodo difficile” e via andare. Ma allora, l’uomo della strada si chiede: perché non si ripresenta?

Con rarissime eccezioni, qualsiasi sindaco di qualsiasi paese o città, ha voglia di proporsi per un secondo mandato, non fosse altro che per portare a compimento le opere e le iniziative che non sono state concluse.

C’è anche una sorta di orgoglio personale in questa scelta. Inoltre, non occorre essere politologi di alto rango per sapere che un sindaco uscente parte con un vantaggio notevole sugli avversari e, novanta volte su cento, vince la “partita”.

Ora, tutti sanno che Pedrotti aveva voglia, ed è umano che sia così, di ripresentarsi ed è a questa possibilità che ha lavorato nell’ultimo anno, con l’auspicio che le forze politiche di maggioranza fossero coese e lo supportassero, magari scrivendo insieme quel programma e non chiedendogli di scriverlo da solo per poi (perdonatemi il pensiero “andreottiano”) magari bocciarglielo.

Ora, è facile dire “è stato bravo, ha lavorato bene, ecc.”. Eh già, “A nemico che fugge ponti d’oro”.

Maurizio Pertegato




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