PordenonePensa chiude con “Mentana contro tutti”

PORDENONE – A chiudere l’edizione 2016 di PordenonePensa sarà il direttore del Tg7 Enrico Mentana che, incalzato dall’editorialista di Libero Filippo Facci, si esprimerà a tutto tondo sugli argomenti più scottanti e scomodi del momento.

Il Festival del Confronto organizzato dal Circolo culturale Eureka in collaborazione con il Comune di Pordenone e la Provincia terminerà domenica 20 novembre alle 18 a Pordenone, nella tensostruttura riscaldata di Piazzetta Calderari, dove il “maratoneta” del telegiornale e il giornalista “ruvido” daranno vita a quella che si prefigura come un’intervista a tutto tondo su attualità, giornalismo, politica, televisione, social media.

Nato a Milano nel 1955, figlio del rimpianto giornalista della Gazzetta dello Sport Franco Mentana (ci ha lavorato per 40 anni), Enrico Mentana ha lasciato Mediaset nel 2009 in conseguenza al rifiuto dell’azienda di cambiare i palinsesti per trasmettere uno speciale su Eluana Englaro, scomparsa quella stessa sera per interruzione della nutrizione artificiale dopo 17 anni di stato vegetativo.

Un atto che la dice lunga sull’attaccamento di Mentana alla professione, che chiama “passionaccia” (è anche il titolo del suo primo libro) per il giornalismo e per la quale è facile alle arrabbiature, soprattutto quando si tratta di andare in onda. “Fare il giornalista – ha detto in un’intervista – è una sorta di missione laica e senza ordini, se non quello professionale, fatta di fiuto, di voglia di fare, di narcisismo, di passione civile. Quell’impasto che è il giornalismo quando ti riesce”.

Numerosi i suoi “colpacci”: dall’esordio fortunato del Tg5 con oltre 7 milioni di telespettatori all’intervista a Farouk Kassam, dal primo, vero sorpasso sul TG1 al primato sulla notizia della morte del giudice Giovanni Falcone e la strage di Capaci, dallo storico faccia a faccia tra Achille Occhetto e Silvio Berlusconi (nel penultimo giorno di campagna elettorale) alla sequenza fotografica dell’uccisione di Carlo Giuliani.

Ha coniato il neologismo “webete” rivolto alla categoria di persone che utilizza i social per versare bile contro gli altri cercando di amplificare il proprio messaggio di odio su una piattaforma tanto diffusa.

Ad intervistarlo sarà Filippo Facci. Nato a Monza nel 1967, ha iniziato lavorando giovanissimo a L’Unità, a La Repubblica e poi approdando a L’Avanti, dove da “abusivo” si occupò di seguire l’inchiesta su Tangentopoli. Ha scritto per Il Giornale, per L’Opinione, per Il Tempo, per il Foglio. Provocatore, garantista, ha scritto diversi saggi tra cui “Presunti colpevoli” e “Di Pietro, biografia non autorizzata”.

L’ingresso a tutti gli appuntamenti è libero.

Programma integrale su www.pordenonepensa.it




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